Umberto Crisalidi, di cui si riporta la testimonianza, fu uno dei fondatori della brigata partigiana Stella Rossa, insieme al comandante partigiano Mario Musolesi e ad altri giovani di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno. Crisalidi, classe 1892, aveva combattuto nella prima guerra mondiale ed era stato uno degli organizzatori della lega dei contadini di Vado (comune di Monzuno) nel 1920. Fu uno dei più “anziani” partigiani della Stella Rossa. Tenne i legami fra la brigata e gli organi del Comitato di Liberazione Nazionale di Bologna e portò nel movimento partigiano la sua esperienza politica antifascista legata alle lotte agrarie degli anni Venti. Nella sua testimonianza rievoca, fra altri episodi, la nascita della brigata: il formarsi di un primo gruppo partigiano, il recupero delle armi. Ricorda l’appoggio ricevuto dalla popolazione di Monte Sole, ma anche l’ostilità di quanti rimasero legati al fascismo; i momenti che precedettero il rastrellamento e le sue avvisaglie, l’avvio della strage nazista, l’uccisione del comandante partigiano.
Testimonianza di Umberto Crisalidi
L’8 settembre 1943, in seguito al messaggio del maresciallo Badoglio, in un’atmosfera di crescente avversione al fascismo, insieme a Giorgio Ugolini, studente liceale, diedi inizio alla raccolta delle prime armi che i militari di passaggio o di servizio lungo la ferrovia “Direttissima” Vado-Grizzana abbandonavano senza preoccuparsi del pericolo causato dall’arrivo dei primi reparti tedeschi. Le armi raccolte venivano nottetempo trasferite in località Bellaria di Vado e occultate nel bosco soprastante. Quindici giorni più tardi, rientrò da Roma, dove aveva combattuto col suo reparto contro i tedeschi a Porta San Paolo, il concittadino Mario Musolesi, detto Lupo. Presi subito contatto con lui conoscendolo come un giovane dotato di grande coraggio e di idee contrarie al fascismo. [...] In molte occasioni, fra i primi d’ottobre 1943 fino agli ultimi giorni del settembre 1944, in tutto il periodo, cioè, di attività della Brigata “Stella Rossa”, la simpatia e la solidarietà della popolazione e specie dei montanari si trasformò in collaborazione attiva e ciò consentì di accelerare la formazione della Brigata, di assicurarle la necessaria protezione e anche di favorire i successi di molte iniziative militari. Se però questo apporto di simpatia e di collaborazione fu determinante per la “Stella Rossa” è anche vero che non mancarono difficoltà e persino veri e propri atti di tradimento. [...]
La notte fra il 28 e il 29 settembre già eravamo convinti dell’imminente scontro e perciò, nonostante il cattivo tempo ed il persistere di una scrosciante pioggia, le sentinelle appostate in cima ai monti ed a valle dei nostri accampamenti non furono ritirate, proprio perché vigilassero sui movimenti tedeschi. All’alba del 29 settembre ebbe inizio l’attacco contro la “Stella Rossa” e, simultaneamente, l’inizio dell’eccidio in massa della popolazione di Marzabotto e Vado. La battaglia cominciò alle 5 del mattino del 29 settembre: i partigiani e i civili erano già in allarme. Alla stessa ora, da più parti (Gardeletta, Quercia, Pian di Setta e altre borgate), coordinate dal comando del maggiore delle SS Walter Reder, si mossero le truppe tedesche [...] dal mattino non avevamo avuto notizia del Lupo e certo non l’avremmo più visto. Mario Musolesi era morto in combattimento, a Cadotto, dove il comando fu accerchiato [...].Da: Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna, Testimonianze e documenti, vol. III, Bologna, Istituto per la Storia di Bologna 1980, pp. 307-310
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