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1943-1945. Guerra, Resistenza, eccidi

 

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Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale rese ancora più precarie le condizioni di vita della popolazione. Gli uomini in età di leva vennero chiamati al fronte e ciò privò le famiglie contadine e operaie di risorse economiche importanti, oltre che degli affetti più cari. Fino al 1943 la guerra rimase un evento geograficamente lontano di cui parlavano la stampa e la radio, ma profondamente vissuto come lutto familiare. Stando ai dati raccolti dal Comitato Regionale per le Onoranze ai Caduti di Marzabotto, i cittadini di Marzabotto morti sui vari fronti di guerra fino all’8 settembre 1943 furono 37; 1 abitante del comune perse la vita a Bologna durante un bombardamento alleato.

Dopo l’8 settembre 1943, data in cui venne reso noto l’armistizio fra Alleati e governo italiano, la guerra iniziò ad investire direttamente anche il territorio del comune di Marzabotto e dei confinanti comuni, Monzuno e Grizzana Morandi. Un violento bombardamento colpì il 27 novembre 1943 Lama di Reno - nel comune di Marzabotto -  provocando 40 morti, Carviano e Pian di Setta - nel comune di Grizzana Morandi -  provocando rispettivamente 22 e 16 morti. Le valli del Setta e del Reno furono ripetutamente bombardate. Nella valle del Setta venne colpita in particolare la linea ferroviaria Bologna-Firenze: il centro abitato di Vado - comune di Monzuno - , posto nei pressi del viadotto ferroviario, fu ridotto a un cumulo di macerie; il solo bombardamento del 18 maggio 1944 causò 8 morti a Vado. Nella parallela valle del Reno, oltre a Lama di Reno, subirono bombardamenti le frazioni di Luminasio  - comune di Marzabotto - il 5 giugno 1944 con 5 morti; di Salvaro –  nucleo industriale nel comune di Grizzana Morandi -  l’11, il 23 e 25 settembre 1944. La popolazione cercò di limitare le conseguenze delle incursioni aeree alleate allestendo rifugi dove trovare temporaneo ricovero; una parte degli abitanti del fondovalle salì nelle case a quote più alte, ospite di parenti o amici. A questi sfollati se ne aggiunsero altri provenienti dalla città di Bologna.

A seguito dello sbandamento dell’esercito anche a Marzabotto alcuni giovani rientrarono alle loro case e nel giro di poche settimane prese corpo un gruppo partigiano, che assunse il nome di Stella Rossa. Esso riunì giovani renitenti alla leva, antifascisti di antica data e quanti volevano opporsi al rinato fascismo di Salò e all’occupazione tedesca. Motivazioni politiche più o meno consapevoli e mature, insofferenza verso la guerra, rifiuto di continuare a combattere, legami di amicizia o familiari con quanti avevano già scelto di entrare nel movimento partigiano, spinsero uomini e donne di questo territorio a organizzarsi in una brigata partigiana.

L’atto di fondazione della Stella Rossa è stato individuato in una riunione che si svolse nel novembre 1943 nella canonica della chiesa di Vado. I partigiani aderenti a questa formazione, fino a 500 unità nel periodo di massima espansione, erano in prevalenza originari dei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno, dei comuni montani confinanti e solo in misura più modesta, ma non per questo meno significativa per l’apporto ideologico dato alla brigata, provenivano dalla città di Bologna e dalla pianura. Il comandante, Mario Musolesi detto Lupo, era del comune di Monzuno. Era stato soldato nei carristi in Libia, aveva partecipato alla difesa di Porta San Paolo a Roma contro l’occupazione tedesca della capitale, e rientrato a Vado aveva preso contatti con giovani renitenti alla leva, ex soldati e antifascisti della zona per organizzare un’opposizione armata contro tedeschi e fascisti, fra molteplici difficoltà logistiche e organizzative che resero sempre difficile la sopravvivenza del gruppo partigiano. Il problema delle armi fu, ad esempio, uno dei problemi principali che la brigata dovette affrontare. Esse vennero in parte sottratte ai nemici o raccolte laddove erano state abbandonate dai soldati sbandati, in parte vennero fornite alla Stella Rossa dagli Alleati mediante lanci aerei.

La storia della guerra, della lotta di liberazione e degli eccidi nel comune di Marzabotto non può essere separata da quella dei due comuni confinanti, Grizzana Morandi e Monzuno. L’intreccio delle vicende dei tre comuni, già emerso a proposito delle incursione aree alleate, è ineludibile quando si ripercorre la storia della Stella Rossa e degli eccidi nazifascisti. Un ambito territoriale più ampio dei singoli confini comunali, comprendente il massiccio di Monte Sole fra Setta e Reno e le due valli fluviali, ovvero i tre comuni menzionati, fa da sfondo a questa storia.

La Stella Rossa si insediò su questo territorio perché qui trovò un ambiente favorevole: boschi, anfratti, rifugi naturali nei quali cercare riparo dai rastrellamenti nemici e dai quali muovere per attacchi e assalti contro tedeschi e fascisti. Le sue azioni assunsero particolare rilievo perché colpirono gli interessi nemici in un’area di grande rilevanza strategica, in quanto l’efficienza e la sicurezza del traffico stradale e ferroviario che attraversava le valli del Setta e del Reno erano essenziali per la conduzione della guerra. I sabotaggi lungo la ferrovia Direttissima, gli attacchi ai mezzi di trasporto lungo la strada Porrettana (entrambe arterie di collegamento fra Bologna e Firenze), l’asportazione di cavi del telefono e del telegrafo, unitamente agli assalti a caserme e postazioni fasciste, agli scontri a fuoco e agli agguati ai soldati e ai mezzi tedeschi furono registrati con grande preoccupazione dagli avversari, in particolare dai tedeschi.

Giocò a favore dello sviluppo di questa brigata anche il legame con la popolazione che le fu in gran parte favorevole, avendo fra i partigiani partenti ed amici ed essendo animata da un forte sentimento antifascista e di opposizione alla guerra. Certo non tutti si schierarono dalla parte dei partigiani, ci fu chi aderì al rinato fascismo, chi per ragioni personali, per timore di ritorsioni e per il sacrificio che comportava il mantenimento della brigata in viveri, ospitalità e collaborazione non se la sentì di aiutare e appoggiare la Stella Rossa e assunse atteggiamenti ostili.

Diversi rastrellamenti e eccidi furono compiuti durante l’estate dai tedeschi e dai fascisti per il controllo del territorio fra Setta e Reno, per eliminare ogni forma di opposizione e di dissenso, per seminare il terrore fra la popolazione che si voleva porre in contrasto con i partigiani. Questi eccidi coinvolsero partigiani e civili. Un primo rastrellamento venne attuato dai tedeschi sulla zona montuosa subito a est di  Marzabotto, il 28-30 maggio 1944, con la collaborazione dei fascisti. Vi persero la vita 4 civili, i primi a cadere per mano dei nazifascisti. Altri rastrellamenti investirono la brigata nel territorio comunale o vicino, con morti e feriti: il 22 giugno 1944 nella zona di Montasico, il 24 giugno nei pressi di Monte Vignola, il 29 luglio nella zona di Monte Venere, il 18 agosto nei pressi di Pietramala. Gli eccidi di maggiori dimensioni, che nell’estate del 1944 coinvolsero gli abitanti dei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno, colpendo in particolare i civili, ebbero luogo il 24 giugno a Pian di Venola (4 uccisi), il 22 luglio nella zona di Pian di Setta (19 uccisi), lo stesso giorno fra Prada e Stanco (4 uccisi), il 23 luglio a Bolzo (7 uccisi), lo stesso giorno a Fazzolo (9 uccisi),  il 5 agosto a Ca’ del Bue (6 uccisi).  Pian di Venola, Fazzolo e Ca’ del Bue sono nel comune di Marzabotto; Pian di Setta, Prada e Stanco, Bolzo in quello di Grizzana. Altri abitanti dei tre comuni furono poi vittime in eccidi che si consumarono l’11 agosto a Monghidoro (3 uccisi); l’8 settembre a Vizzano  - comune di Sasso Marconi - (9 uccisi).

Dopo la liberazione di Firenze e lo sfondamento della linea Gotica (la linea difensiva tedesca che correva da Massa Carrara a Pesaro), alla fine dell’estate del 1944, il fronte tedesco dovette arretrare velocemente sotto la spinta dell’avanzata alleata. L’area fra Setta e Reno, attorno al massiccio di Monte Sole, venne così a trovarsi a ridosso delle operazioni militari e il suo controllo assunse un’importanza vitale per i tedeschi, per la tenuta del fronte e per assicurarsi un’eventuale ritirata; intollerabile divenne la presenza della Stella Rossa che avrebbe potuto creare difficoltà all’esercito di occupazione proprio in un momento particolarmente delicato per l’andamento della guerra.

I tedeschi decisero allora di mettere in atto un rastrellamento volto a eliminare la Stella Rossa e le sue stesse possibilità di sopravvivenza attraverso l’eliminazione della vita a Monte Sole, una vera e propria operazione di annientamento, come è stata definita di recente dalla storiografia, che sfociò nello sterminio della popolazione civile

Il 29 settembre del 1944 reparti della 16° Divisione corazzata granatieri SS Reichsführer-SS (responsabile del rastrellamento) e della Wehrmacht circondarono il territorio fra Setta e Reno, con al centro Monte Sole, nei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno e procedettero al rastrellamento. Alcuni reparti ebbero una prevalente funzione di contenimento, altri invece penetrarono all’interno dell’area, si scontrarono con i partigiani in alcuni – limitati -  punti, uccisero gli abitanti,  distrussero le case, ammazzarono anche gli animali.

La differenza in mezzi e uomini, la violenza del rastrellamento spiazzarono la brigata. Diversi partigiani rimasero feriti o morirono: anche il comandante Mario Musolesi perse la vita, a Cadotto dove un nucleo partigiano ebbe un lungo e drammatico scontro a fuoco con i tedeschi. Nella notte fra il 29 e il 30 settembre i partigiani decisero di lasciare l’area di Monte Sole: alcuni passarono il fronte e raggiunsero gli Alleati ormai a pochi chilometri di distanza (a fianco dei quali in alcuni casi continuarono a combattere), altri raggiunsero altre formazioni partigiane in territorio ancora occupato, altri ancora disorientati dalle violenze viste e subite abbandonarono la lotta armata. La popolazione fra Setta e Reno venne sterminata: 770 persone vennero uccise dai nazisti fra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, soprattutto donne anziani e bambini. I più colpiti furono le donne, gli anziani e i bambini perché in gran parte non scapparono, credendo che il rastrellamento avrebbe coinvolto i soli uomini adulti. I soldati li raggiunsero nelle case, li scovarono nei rifugi, spesso li radunarono e massacrarono a gruppi. Intere famiglie vennero sterminate nei modi più violenti e brutali, con colpi di mitraglia e lancio di bombe a mano. Anche cinque sacerdoti vennero uccisi in quei terribili giorni o a ridosso dei giorni della strage. L’obiettivo di eliminare la brigata e di assicurarsi il controllo del territorio venne raggiunto dai soldati con un bagno di sangue di poveri inermi, il saccheggio e la devastazione degli insediamenti. Decine furono le località fra Setta e Reno investite dal massacro. Le più colpite furono Casaglia, Cerpiano, Caprara, San Martino, San Giovanni, Cadotto, Colulla, Abelle, Roncadelli, Creda, Botte di Pioppe di Salvaro dove centinaia di persone vennero uccise nei modi più brutali, i corpi bruciati e martoriati, le case incendiate o minate. I soldati uccisero anche all’interno dei luoghi di culto: la chiesa di Casaglia, l’oratorio di Cerpiano, il cimitero di Casaglia

Le maggiori responsabilità del massacro ricadono sul 16° Gruppo corazzato esplorante delle SS, comandato dal maggiore Walter Reder, che ebbe il compito di penetrare nella zona partigiana con quattro compagnie. Diversi testimoni ricordano la presenza di italiani insieme ai tedeschi. Fu la più grande strage compiuta dai nazisti in Italia che tragicamente ripropose la violenza  messa in atto anche in altre stragi. Ricordiamo la più grande dopo quella di Monte Sole, a Sant’Anna di Stazzema (LU) il 12 agosto 1944: i nazisti uccisero in diverse località 560 persone, anche in questo caso in gran parte donne, vecchi e bambini.

Nel complesso gli uccisi da nazisti e da fascisti durante i mesi dell’occupazione, nei comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi furono 955, partigiani ma soprattutto civili: 216 i bambini, 316 le donne, 142 gli anziani, 5 i sacerdoti. Gli eccidi colpirono 115 località, piccole frazioni, case sparse, luoghi di culto, spazi aperti. Questi comuni ebbero poi anche 721 morti al fronte, sotto i bombardamenti, nei campi di prigionia e per motivi legati allo stato di guerra.  Nello specifico il solo comune di Marzabotto contò 583 uccisi dai nazifascisti e 348 morti per cause di guerra. Alcuni decessi si registrarono anche dopo la fine del conflitto a causa di mine e materiali inesplosi abbandonati da entrambi gli eserciti.

Il fronte si fermò nell’inverno 1944-1945 sul territorio che era stato teatro del massacro, passando poco più a sud di Monte Sole. La popolazione residente a ridosso della linea delle operazioni militari venne fatta sgombrare e allontanata da entrambi gli eserciti. Gli Alleati arrivarono a Monzuno il 5 ottobre 1944 e a Grizzana il 14 ottobre 1944, ma liberarono Marzabotto solo il 17 aprile 1945. I tedeschi minarono la zona da essi occupata e la liberazione di Monte Sole fu preceduta da pesanti bombardamenti da parte alleata.



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