Il 28 giugno 2005 il Consiglio comunale di Marzabotto ha stretto un patto di amicizia con la città di Srebrenica, allo scopo di ricordare la strage e le violenze accadute in questa città della ex Jugoslavia l’11 luglio 1995, sostenere le azioni per consegnare i colpevoli alla giustizia e promuovere la pace e la ricostruzione in quella regione.
A Srebrenica, enclave musulmana della Bosnia-Erzegovina, le truppe serbo-bosniache massacrarono nel luglio 1995 circa 9000 civili, uomini dai 12 ai 77 anni, e usarono ogni forma di violenza contro donne e bambini. Ancora oggi la popolazione di Srebrenica reca vivi i segni del lutto e delle violenze che hanno colpito centinaia di famiglie. Il massacro è legato ai nomi del generale Ratko Mladic e del leader serbo-bosniaco Radovan Karadzic, entrambi condannati dal Tribunale penale dell’Aja per i crimini commessi nella ex Jugoslavia. Mentre il primo è ancora in fuga, il secondo nel 2008 è stato catturato.
Al patto di amicizia con Srebrenica ha fatto seguito una seconda deliberazione nella quale il Comune ha individuato alcune azioni per sostenere la ripresa della vita economica e culturale della città, per aiutare il superamento del trauma subito; azioni che il Comune intende sostenere assieme ad altre associazioni italiane e di Srebrenica.
Deliberazione del Consiglio comunale di Marzabotto, 28 giugno 2005, ogg. 45, Patto di amicizia con la città di Srebrenica.
Ascoltata la relazione illustrativa dell’Assessore Zanasi e raccolte le convinte adesioni di tutti i Gruppi presenti in sala consiliare, che approvano l’iniziativa dell’Amministrazione comunale anche in considerazione del ruolo internazionale di Città Messaggera di Pace che detiene Marzabotto (Minelli e Palmieri), in considerazione del sostegno a favore dei bimbi di quelle aree sfortunate del mondo (Proietti, Rocchi).
Il Sign. Sindaco Masetti anticipa al Consiglio la probabile data della prossima seduta consiliare, affinché ogni Consigliere ne tenga opportunamente conto nella propria agenda degli impegni istituzionali (26 luglio 2005, martedì sera).
Il Consiglio comunale
Vuole ricordare i fatti accaduti a Srebrenica l’11 luglio 1995.
Mentre il conflitto bosniaco volgeva al termine, le truppe del generale serbo-bosniaco Ratko Mladic hanno espugnato Srebrenica, enclave musulmana tenuta sotto assedio per tre anni.
Nonostante Srebrenica fosse zona protetta i caschi blu olandesi consegnarono loro la città e il loro equipaggiamento e la popolazione fu abbandonata e fu carpita la sua fiducia.
Circa 9000 uomini dai 14 ai 70 anni vennero fatti prigionieri e trucidati dalla truppe di Mladic. Divisi in gruppi di centinaia furono trasportati a bordo di camion nei centri vicini, massacrati e sepolti in fosse comuni in gran segreto. Donne, vecchi e bambini, cacciati dalla città e messi in fuga, hanno subito ogni genere di violenza. Le due settimane successive videro un crescendo di rastrellamenti, uccisioni, stupri e fughe in massa, soprattutto verso Tuzla. Il Tribunale dell’Aja ha definito genocidio quanto è avvenuto nel luglio di dieci anni fa.
Il genocidio ha proiettato la sua ombra negli ultimi dieci anni. Diversamente da quanto avvenuto in Germania dopo la seconda Guerra Mondiale, infatti, in Bosnia-Erzegovina chi ha fatto la guerra ha fatto anche il dopoguerra. La persistente latitanza di responsabili delle stragi del luglio ’95, Karadzic e Mladic, ci ricorda che neppure il dopoguerra è ancora finito. Allo stesso tempo, Srebrenica rappresenta la vittoria del nazionalismo, l’umiliazione della comunità internazionale, la sconfitta di ogni istanza di convivenza.
A Srebrenica c’è un terribile vuoto. Ancora oggi è una città spettrale, dove i segni dei bombardamenti e delle violenze sono tuttora visibili, dove mancano le infrastrutture più basilari e dove l’economia è quasi del tutto azzerata. Gran parte della popolazione ancora in vita non è potuta o voluta rientrare. Fino ad oggi circa 6000 vittime sono state ritrovate fra i boschi e in fosse comuni. Nel memoriale di Potocari, al tempo stesso uno sterminato cimitero musulmano e un maestoso monumento alla memoria presso Srebrenica, ne sono sepolte 1300, mentre oltre 4000 corpi esumati aspettano ancora i risultati di test del DNA per essere ufficialmente identificati. Le stesse autorità serbo-bosniache e jugoslave che hanno inizialmente negato il massacro lo hanno ammesso. Srebrenica non può essere dimenticata ed i suoi morti non devono essere per tutti noi “leggeri come foglie”: deve entrare nella coscienza degli europei e far parte delle tragedie costitutive della nostra storia.
Ricordato che nel massacro di Srebrenica si può leggere un’analogia con quanto successo durante la Seconda Guerra Mondiale sul nostro Appennino bolognese, in quanto il dramma di Marzabotto, seppur diverso nelle forme, è anch’esso un esempio di violenza gratuita e pianificata nei confronti di una popolazione civile inerme.
Considerato che un patto di amicizia tra due luoghi della memoria come Srebrenica e Marzabotto, il memoriale e Monte Sole – con il coinvolgimento della Provincia di Bologna – possa aprire un percorso di confronto e reciproca contaminazione tra i cittadini, le associazioni e le istituzioni che lavorano sul territorio bosniaco e italiano per la risoluzione dei conflitti. Ricordare è un modo per tutte e tutti di dire mai più, costruire ponti e relazioni solidali è un modo per assumerci la responsabilità di agire insieme per un’Europa di democrazia e di pace.
Dato atto che l’11 luglio 2005 in Bosnia Erzegovina, a Srebrenica, a Tuzla e in Italia sono previste commemorazioni che vedranno in particolare nel nostro territorio, nelle giornate del 15 e del 16 luglio a Monte Sole iniziative celebrative in ricordo di dieci anni dalla strage di Srebrenica.
Accertato che la presente deliberazione costituisce mero atto di indirizzo e che pertanto non necessita di visto di regolarità tecnica in ossequio alla disciplina vigente in materia di Enti locali.
Con la seguente votazione espressa in forma palese dai 14 componenti consiliari presenti in aula: votanti 14, astenuti nessuno, favorevoli 14, contrari nessuno.
Delibera
1. Di non dimenticare quanto accaduto a Srebrenica l’11 luglio 1995
2. Ristabilire il valore del diritto e superare ogni connivenza con gli autori del genocidio, consegnandoli alla giustizia. La separazione delle responsabilità individuali dalle generalizzazioni etniche e politiche e la supremazia del diritto contro l’arbitrio (e quindi la possibile tutela dei deboli contro i forti) è di cruciale importanza per far rinascere la fiducia in un ordinamento giusto
3. Promuovere la pace in una regione nella quale la precedente casa comune si è dissolta, aprendo le porte dell’Europa a condizione che si scelga uno Stato democratico anziché uno etnico
4. Promuovere la ricostruzione a partire dal sostegno ad esperienze interetniche e multiculturali tali da consentire una ricostruzione condivisa, offrendo il massimo sostegno a chi decide di dialogare, a chi sa reintegrare
5. Per dare voce a chi chiede giustizia, di prendere parte alle commemorazioni del prossimo 11 luglio e si impegna a promuovere iniziative di informazione e di riflessione, perché di Srebrenica non si perda la memoria e attraverso il ricordo e il dialogo si possa allontanare lo spettro della violenza etnica. In particolare la nostra azione si rivolgerà ai più giovani e alle più giovani e a costruire con il Coordinamento delle Associazioni una rete di solidarietà e di aiuto nei confronti di chi è ancora nei campi rifugio e per la ricostruzione di una possibilità di vita a Srebrenica
6. Considerare che il patto di amicizia tra due luoghi della memoria come Srebrenica e Marzabotto, il memoriale e Monte Sole – con il coinvolgimento della Provincia di Bologna – possa aprire un percorso di confronto e reciproca contaminazione tra i cittadini, le associazioni e le istituzioni che lavorano sul territorio bosniaco e italiano per la risoluzione pacifica dei conflitti.
Ricordare è un modo per tutte e tutti di dire mai più, costruire ponti e relazioni solidali è un modo per assumerci la responsabilità di agire insieme per un’Europa di democrazia e di pace.
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