Si chiama “Il nano rapito” il romanzo della giallista bolognese Lorena Lusetti edito dalla casa editrice Damster e ambientato a Badi, località del comune di Castel di Casio che sorge nei pressi del lago di Suviana. Si tratta della sesta indagine che vede protagonista l’investigatrice Stella Spada, chiamata a uscire dalle familiari mura di Bologna per far luce sulla morte di alcuni componenti della famiglia Doria, trovati annegati nel lago. Le indagini della polizia si orientano verso le ipotesi di incidente o di suicidio, ma la famiglia crede ci sia una mano criminale dietro a tutto. Il nano del titolo invece si ispira ad una seconda vicenda che coinvolge contemporaneamente la protagonista, avventura per altro ispirata ad una storia vera: la sparizione del nano Orfeo dall’aiuola della Arena Orfeonica di Via Broccaindosso.
Uscito lo scorso autunno e presentato per la prima volta a Palazzo Re Enzo nell’ambito della manifestazione “Regali a Palazzo”, il libro avrebbe dovuto essere presentato in biblioteche, circoli privati e librerie anche dell’Appennino, ma ovviamente questi appuntamenti sono stati rinviati a data da destinarsi.
Riguardo alla sua scelta di ambientare questa storia in Appennino, la scrittrice spiega: «Ho mandato Stella Spada ad investigare in diverse località dell’Emilia Romagna, più spesso però l’ho mandata sull’Appennino. Amo molto le nostre montagne, dove la storia è passata attraverso i borghi e i paesi lasciando tracce indelebili. L’uomo ha modificato alcuni luoghi: la costruzione del lago di Suviana ad esempio, risalente ai primi anni del 1900, è una opera artificiale che si inserisce perfettamente nel paesaggio. Sull’Appennino andavo in vacanza da bambina con la famiglia, per me che ho sempre vissuto in città trovarmi in mezzo ai suoi boschi ricchi di vegetazione è sempre una grande emozione».
Lorena Lusetti ha cominciato a pubblicare nel 2006 caratterizzando le sue prime storie, principalmente gialle e noir, per l’ambientazione nel contesto lavorativo d’ufficio che l’autrice conosce bene, avendo svolto la professione di impiegata sia nel settore privato che nel pubblico. È stata anche curatrice di diverse raccolte, tra cui “Le donne che fecero l’impresa. Nessun pensiero è mai troppo grande”, Edizioni del Loggione, antologia di racconti ispirati e dedicati alle donne imprenditrici in Emilia-Romagna e “Misteri e manicaretti dell’Appennino bolognese”, Edizioni del Loggione, opera che l’ha portata ad ambientare due suoi racconti a Marzabotto e a Prunarolo, frazione di crinale di Vergato.
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