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Cenni storici


Dallo studio dei toponimi delle frazioni e delle località appartenenti all'attuale comune di Vergato si può risalire a sicure derivazioni etrusche e romane.
Prendiamo ad esempio Liserna, anticamente Lucerna, probabile testimonianza di insediamento latino o prelatino. Il suo toponimo potrebbe essere collegato all'insegna di un'osteria oppure di un fanale che illuminava forse un passo difficoltoso dal momento che il luogo si trovava sulla importantissima e antichissima strada che collegava Bologna a Pistoia. Ancora i toponimi di Calvenzano, nell’antica forma di Calventius o Rodiano, in quella di Rodius o Rutilius potrebbero indicare altrettante denominazioni di fondi romani, come invece Cereglio e Capriglia deriverebbero dai nomi latini Caerellius e Caprilius.
Prunarolo, in questo contesto, rimanderebbe alla coltivazione del "prunus", mentre Sanguineda, sarebbe collegato all'arbusto della sanguinella o alla graminacea "panicum sanguinale". Lo stesso Vergato avrebbe a che vedere con la produzione del "vergato", ovvero del tessuto o panno rigato usato anticamente, mentre Tolè nella remota forma di Tauletum, rimanderebbe alla lavorazione dei tronchi d'albero per ricavarne tavole.  Nel 1115, all'indomani quindi della morte della contessa Matilde di Canossa, nel territorio vergatese, si assistette al progressivo consolidamento delle prime istituzioni  repubblicane, seguito successivamente,  come ci attesta un documento datato  1123, dalla espansione del governo cittadino nelle terre del contado. Qui  Bologna cercava, spesso col consenso  degli abitanti, di annettersi zone di  proprietà delle vecchie famiglie feudali.


La situazione nelle montagne era però difficile e variamente articolata: da una  parte c'era il feudo dei da Frignano con i possedimenti che partivano dal  confine con Modena verso Calvenzano,  dall'altra quello dei conti Alberti di Prato  con i loro domìni estesi dalla parte del confine con la Toscana, fino alla  confluenza del Limentra nel Reno. Alla  destra del Reno spingeva inoltre la terribile stirpe dei Panico. Infine il vescovo di Bologna possedeva, come signoria, Montovolo, Bombiana e Montecavalloro. In un simile contesto, si incuneavano i tentativi di annessione del comune di Bologna, senza contare le guerriglie nelle zone di confine che vedevano agire altre potenti milizie nemiche. Si pensi ai conflitti coi pistoiesi, coi fiorentini, coi modenesi.
 Inoltre quando non ci si metteva la guerra, altri pesanti fattori intervenivano nella vita quotidiana come ad esempio le pestilenze, le carestie, i terremoti, le slavine, gli incendi... In tale panorama si sviluppò anche la storia del comune di Vergato che si trovò innumerevoli volte coinvolto in fatti d'arme, distruzioni e saccheggi. Nel secolo XI Vergato e Riola, i due maggiori centri dell'attuale comune, erano poco più che due borgate senza rilievo amministrativo o ecclesiastico.
Vergato era infatti compreso nella parrocchia di Liserna, mentre Riola in quella di Lissano. Le altre località che oggi compongono il territorio comunale, erano comprese in altre diverse comunità, senza dimenticare che, con l'istituzione dei vicariati, nel 1376, l'attuale comune fu ulteriormente smembrato fra Caprara sopra Panico, Savigno e Rocca Pitigliana.
La storia unitaria del comune, cominciò quindi a partire dal nuovo riordinamento amministrativo napoleonico che unificò, nel caso di Vergato, zone distinte sia dal punto di vista religioso, che civile.

 

Tuttavia, il passaggio di Vergato da piccolo borgo a centro popoloso venne decretato già nella seconda metà del XV secolo, quando fu trasferita da Casio la sede del Capitano della Montagna. Successivamente nel 1578, sempre a Vergato fu costituita una nuova parrocchia, distinta da quella di Liserna.
Con la venuta di Napoleone si formarono i tre comuni di Vergato, con Cereglio, Susano, Pieve di Roffeno, Sanguineda e Lisema; di Castelnuovo con Lissano e Montecavalloro; di Tolè con Prunarolo e Rodiano. Nel 1810, tutte queste località ed i relativi territori, con l’esclusione di Rodiano incluso nel comune di Savigno, confluirono nel comune di Vergato, che a sua volta divenne, dopo pochi anni, territorio dello Stato Pontificio e nel 1859 comune del Regno d’Italia.
Attorno alla metà del XIX secolo, con l'apertura della strada Porrettana nel 1847 e circa dieci anni dopo con la costruzione della ferrovia Bologna-Pracchia-Pistoia, molti equilibri intemi vennero nuovamente sconvolti. Alcune località persero d'importanza, mentre altre, favorite dai trasporti, cominciarono a rivestire un ruolo sempre maggiore.

 

palazzo comunale e via marsala 1926Vergatovergato 1917

 

 

 

Medaglia d'oro al merito civile

 

Dopo 56 anni dalla fine della II° Guerra Mondiale, l’iniziativa della Amministrazione Comunale ha portato ad un primo significativo riconoscimento dello Stato che ha reso onore e merito ai sacrifici ed al coraggio della Comunità vergatese durante i terribili anni della guerra e della lotta di liberazione.
Il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha conferito la Medaglia d’Oro al merito Civile al Comune di Vergato con la seguente motivazione:
“Situato sulla “linea gotica”, durate l’ultimo conflitto mondiale, il Comune si trovò al centro degli opposti schieramenti, subendo ogni sorta di violenza dalle truppe tedesche e un gran numero di bombardamenti da parte alleata, che provocarono numerose vittime e la distruzione della quasi totalità dell’abitato. La popolazione offrì splendido esempio di generosità nel soccorso dei superstiti e grande spirito di solidarietà per gli sfollati”.

 

 

Itinerario a Vergato

 

Fra le testimonianze più rilevanti del comune occupa sicuramente un posto di primo piano il Palazzo dei Capitani della Montagna, oggi palazzo comunale di Vergato. Appartenuto alla nobile famiglia Malvezzi, qui governarono i capitani della montagna dal Quattrocento fino all'inizio del Settecento. Dopo varie ristrutturazioni nel 1885 fu oggetto di una nuova ulteriore ricostruzione su disegno dell'architetto Tito Azzolini (1837-1907), autore della Montagnola e di molte ville di Bologna, del campanile di San Michele in Bosco, della torre Garisenda.
Interessanti i numerosi stemmi e le iscrizioni dei Capitani della Montagna fissati sulla facciata principale del Palazzo.
Oggi il Palazzo è stato ulteriormente arricchito da nuove vetrate che ornano la Sala del Consiglio Comunale, realizzate da Luigi Ontani, artista di fama internazionale con origini vergatesi.
Segnaliamo ancora la chiesa del Sacro Cuore di Gesù e Cuore Immacolato di Maria, nella piazza della Pace, costruita nel dopoguerra, che conserva al suo interno una "Madonna" quattrocentesca di scuola umbra.

 

Le vetrate di Luigi Ontani nel palazzo dei Capitani della Montagna

 

Le ampie finestrature  della Sala del Consiglio hanno vetrate artistiche di notevole interesse che formano un microcosmo di luci e di colori fortemente simbolici ed evocativi. Un’ opera d'arte, moderna, che vive di vita propria, ma al tempo stesso riqualifica ed esalta il pregio architettonico e culturale. Le vetrate, rappresentano, un esempio compiuto di alta decorazione, creatività, originalità e carica di stupore che accompagnano la in Italia e nel mondo tutte le opere di Luigi Ontani.

 

Lungo la valle del Reno


Partiamo quindi da Calvenzano, antico possedimento della contessa Matilde di Canossa, poi feudo dei Da Frignano e dei terribili conti di Panico, ebbe grande rilevanza dal punto di vista ecclesiastico.
La sua chiesa dedicata a Sant’Apollinare, affiancata da torre medievale, fu infatti sede di plebanato. Affacciati sulla sponda sinistra del Reno, in una bella zona collinare, Sanguineta e Capriglia, sedi un tempo di antichi castelli.
Verso sud, sulla sommità della piccola montagna che domina le vallate del Reno e dell’Aneva,  Castelnuovo di Vergato, già nota nell’84 a.c., antica sede dei conti  Carboni con la chiesa di San Lorenzo. La località è meta di visitatori brasiliani di ritorno sui luoghi di battaglia della IIa guerra mondiale. Lungo il fondovalle del Reno, verso sud, incontriamo il borgo di Lissano  che nel 1378 era un importante comune con console, massaro e di due “hospitii” per viandanti da Bologna verso la Toscana. Il borgo è dominato da alture e da ciò che resta di uno dei più importanti centri medievali dell’Appennino, Montecavalloro, già possedimento matildico,  passato poi ai vescovi ed infine al comune di Bologna, e che conserva ancora tracce dell’antico splendore.  Nella stessa zona, troviamo Casa Costonzo, importante edificio fortificato, completamente restaurato, databile fra i secoli XIV e XVI , sede della prima scuola medica medievale dell'Appennino bolognese.
Infine, sempre più a sud lungo la vallata del Reno, si giunge a  Riola, importante centro, diviso fra i comuni di Vergato e di Grizzana Morandi, ma che offre attrattive rilevanti, come la chiesa moderna del finlandese Alvar Aalto e l’ecclettica Rocchetta Mattei.
Mentre, nelle immediate vicinanze, sorge il borgo rinascimentale de’ “la scola” di Vimignano.


Risalendo la montagna


Lungo le vie provinciali per Zocca e per Tolè si incontra Susano, con il bel campanile della chiesa.
Proseguendo ecco Cereglio, comune rurale in epoca medievale, con notevoli e suggestive tracce di antichi edifici ben conservati e borghi tutti abitati, diventato sicuramente famoso per le sue bellezze naturali e per l’acqua Cerelia, che qui viene imbottigliata e poi spedita in tutta Italia e nel mondo.
Nei pressi di Cereglio troviamo  Pieve di Roffeno, con la rilevante presenza della chiesa di  San Pietro. Complesso fra i più interessanti dell’appennino bolognese,  conserva ancora una parte romanica originaria nell'abside ed in una parte dei muri perimetrali, oltre alla bella vasca battesimale decorata con due delfini. Addossati alla chiesa, un piccolo chiostro ligneo e una massiccia torre.
Sempre nei pressi di Cereglio, sorge Prunarolo, con le chiese di S.Lorenzo e di Santa Maria con campanile del’700. Nei pressi, il lago d'Ecchia, risultato di grandi frane datate 1536 e utilizato come il più grande vivaio bolognese di sanguisughe nell’800.
Lasciando la valle del Reno, alla sommità del crinale, si raggiunge Tolè, conosciuta anche per la coltivazione della patata e per le tanti fonti d’acqua, collegate da un percorso arricchito da opere pittoriche e da sculture.
Collocata sul confine fra Bologna e Modena, antica sede di dogana e picchetto di guardie di finanza. Traccia dell'antico confine è segnalata dalla presenza di un “pilastrino” ancora visibile. Il centro del paese conserva ancora il tracciato longobardo della vecchia strada transappenninica di collegamento fra la valle del Samoggia, Castel d’Aiano per giungere poi fino al passo dei Tre Termini ben oltre Lizzano. La chiesa ricostruita dopo la II° guerra mondiale presenta una immagine dell’Assunta di Agostino Carracci. Attorno all’abitato di Tolè è ancora possibile incontrare costruzioni di origine medioevale come la Torre.

Data ultima modifica 20/07/2010
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