Un territorio dalla lunga storia
L’attuale territorio comunale di Gaggio Montano risulta dalla fusione di due aree contingue: Gaggio con di Bombiana e Silla e il cosiddetto "Appodiato": Affrico nella valle del Marano con Pietracolora, Santa Maria Villiana, Rocca Pitigliana e Marano. Nella seconda metà dell’Ottocento il comune di Affrico venne "appoggiato" (da cui il termine "Appodiato") a quello di Gaggio venendo poi a formare con il secondo un’unica entità amministrativa.
strativa.
Il popolamento di queste zone pare avere origine antica: fondi di capanne dell’età del Bronzo (1500-930 a. C.) furono ritrovati nel secolo scorso a Santa Maria Villiana e tombe di età villanoviana (930-525 a. C.) a 8 km a sud del capoluogo sulla sinistra del torrente Silla. È certa comunque l’importanza dell’antica via di crinale che collegava Bologna con la Toscana lungo la valle del Reno. Su questo crinale è attestata la presenza di una radura sacra (testimoniata dall’attuale toponimo Montilocco "Mons luci", "monte del bosco sacro") dove si incontravano, salendo dalle valli, le diverse tribù per stabilire le norme per il pascolo comune.
A Montilocco sorse il primo edificio cristiano: la chiesa di San Lazzaro o Nazzaro che esercitò funzione parrocchiale sino alla seconda metà del Trecento quando, a seguito di una frana che l’aveva semidistrutta, venne unita con San Michele Arcangelo di Gaggio. I suoi ruderi erano ancora visibili alla fine dell’Ottocento.
Altri toponimi come Cà dei Soci rimandano alla presenza di elementi avaro-bulgari (appunto i Socii), penetrati nell’Esarcato verso il VI secolo d.C. e che popolarono sicuramente la fascia pedemontana tra Samoggia e Savena.
Il primo documento che parla di Gaggio è il diploma del re longobardo Astolfo del 753 con cui il sovrano donava al fratello Anselmo, abate di Nonantola, il "Gajum Reginae". La presenza e, quindi, la dominazione longobarda sulla zona è attestata da diversi toponimi quali Ronchidoso (da Runcus Ducis, terreno sarchiato del duca), Serra Gualtiera, Masonte (dove nel secolo scorso vennero rovati sepolcreti longobardi) e, con molta probabilità, dalla intitolazione della chiesa a San Michele Arcangelo, l’angelo guerriero cui i Longobardi erano pngobardi erano particolarmente devoti.
Nel corso del Medioevo si accentuò il carattere strategico della zona, ambiente privilegiato per gli scontri tra il Comune di Bologna, i vari signorotti della valle del Reno (in particolare i conti di Panico) e del vicino Frignano con le loro consorterie e le bande di fuorusciti. Di questi episodi di violenza sono piene le cronache del tempo.
Attorno alla caratteristica rupe che sovrasta l’abitato di Gaggio i bolognesi costruirono, nel Duecento, una Rocca (da cui l’attuale denominazione Sasso di Rocca), che fu oggetto di assedi e di temporanee conquiste dei da Panico.
E ancora in periodo medioevale sorgono le potenti fortificazioni del Belvedere e di Castel Leone, abbattute o abbandonate dal Comune di Bologna solo nella seconda metà del Cinquecento. Del primo rimangono ampie testimonianze nei ruderi so ampie testimonianze nei ruderi superstiti; del secondo e della sua chiesa di San Giacomo non rimangono più traccie visibili. La Rocca di Gaggio è ancora identificabile nella dimora che fu poi dei Capacelli e degli Albergati (ai piedi del Sasso).
Testimoniano ancora questi periodi turbolenti anche diverse case-torri o i piccoli borghi fortificati ancora presenti nella valle del Marano (Castellaccio e Palazzo d’Affrico, Montefrasco, la stessa chiesa di Rocca Pitigliana).
Gaggio non fu mai, a differenza ad esempio di Porretta (che fu contea dei Ranuzzi) oppur dei Ranuzzi) oppure di Affrico (per breve tempo signoria dei Grassi) proprietà feudale. La sua sostanziale fedeltà al Comune di Bologna la sottopose anche nel Quattrocento ad attacchi e distruzioni dai quali tuttavia seppe sempre risollevarsi e che il Comune felsineo contribuì a realizzare mediante la concessione di sgravi ed esenzioni.
Nel tardo Quattrocento e agli inizi del secolo successivo da Gaggio prese le mosse la potente famiglia dei Tanari che, attraverso il commercio del carbone e del legname e in seguito inurbatasi, divenne una delle più ricche e potenti della città.
Altra notevole famiglia che ha lasciato tracce monumentali della sua presenza è quella dei Capacelli, poi imparentata con le potenti famiglie bolognesi degli Albergati e dei Grassi.
Né va, infine, dimenticato che dal ramo gaggese della famiglia fiorentina dei Capponi fiorentina dei Capponi nacque Nicola di Morello Capponi, più noto come Cola Montano (m. 1482), uno dei promotori dell’arte della stampa in Italia, attivo nelle corti di Milano e Firenze.
Non dissimilmente da tanti altri comuni della montagna bolognese, tra Ottocento e Novecento Gaggio pagò un forte tributo al fenomeno dell’emigrazione: la Prussia, la Francia e l’America furono le principali destinazioni cui si avviarono i nostri emigranti.
In questo periodo così difficile si colloca l’azione di don Carlo Emanuele Meotti, parroco di Gaggio dal 1888 al 1929. Azione, quella di Meotti, che non si esaurisce nella sola dimensione religiosa ma investe anche il campo sociale, economico, e persino urbanistico. Introduce infatti nuove tecniche e nuove coltivazioni con la cattedra ambulante di agricoltura e la rivista "La coltura rurale" e con il credito della "Cassa rurale"; contribuisce alla formazione pralla formazione professionale in campo edilizio con il grande cantiere della nuova chiesa; segue, in collaborazione con le altre grandi figure del mondo cattolico, il fenomeno migratorio fin nei suoi aspetti più pratici e personali.
Nella sua storia più recente Gaggio si è trovata ancora una volta coinvolta in avvenimenti più grandi di lei, pagando un pesante tributo di distruzioni e di morti culminate nell’eccidio per rappresaglia tedesca di Ronchidoso del settembre 1944 . Proprio su questo crinale correva la Linea Gotica, difesa dalle armate tedesche ed attaccata dalle forze alleate (fra le quali va ricordata la Força Espedicionaria Brasileira) e dalle brigate partigiane "Matteotti" e "Giustizia e Libertà".
Oggi Gaggio è imp Gaggio è impegnata a coniugare un costante e importante sviluppo industriale con la salvaguardia del suo ancora notevole patrimonio storico-culturale ed ambientale.